Il Rotary Club di Bosa con l'associazione Culturale Marafè di Cuglieri e il Patrocinio del Comune di Cuglieri organizza la presentazione del libro di  M. A. Scanu, Il retablo di Tuili. Depingi Solempniter. Uomini, viaggi e vicende attorno al Maestro di Castelsardo, Iskra (Ghilarza) 2017, 256 pp. L'evento si terrà Sabato 4 Giugno 2017, ore 18:00 - a CUGLIERI presso la Sala Teatro dell'ex Seminario. Presenterà il volume Attilio Mastino dell'Università di Sassari. È previsto l'intervento dell'autore.Il Rotary Club di Bosa con l'associazione Culturale Marafè di Cuglieri e il Patrocinio del Comune di Cuglieri organizza la presentazione del libro di  M. A. Scanu, Il retablo di Tuili. Depingi Solempniter. Uomini, viaggi e vicende attorno al Maestro di Castelsardo, Iskra (Ghilarza) 2017, 256 pp. L'evento si terrà Sabato 4 Giugno 2017, ore 18:00 - a CUGLIERI presso la Sala Teatro dell'ex Seminario. Presenterà il volume Attilio Mastino dell'Università di Sassari. È previsto l'intervento dell'autore.

M. A. Scanu, Il retablo di Tuili. Depingi Solempniter. Uomini, viaggi e vicende attorno al Maestro di Castelsardo, Iskra (Ghilarza) 2017, 256 pp.

Il Maestro di Castelsardo è certamente fra i ‘casi’ storici più interessanti della storia dell’arte tardogotica mediterranea e si verifica in un periodo che va dall’ultimo decennio del Quattrocento ai primi quindici anni del secolo successivo. Il suo interesse risiede nella qualità intrinseca dei dipinti entrati a far parte del corpus di opere ascritte a questa ‘bottega’ pittorica e, certamente, nel fascino che suscita l’anonimato dei suoi autori. Il nome di convenzione risale al 1907 e fu coniato da Enrico Brunelli, in riferimento alle tavole - conservate, appunto, a Castelsardo - prese come riferimento per le successive identificazioni stilistiche. Da più di un secolo ci si interroga sull’identità del famoso Maestro e le proposte fioccate nel tempo sono state numerose, ma finora nessuna ha apportato dati definitivi e certi. La novità dello studio di Marco Antonio Scanu risiede, innanzitutto, in un’ottica diversa dal solito: egli non si pone (per ora) il problema di ‘chi’ fosse il Maestro ma indaga attorno al ‘fenomeno’, rivelando – attraverso lo studio di molti documenti inediti dell’Archivio di Stato di Cagliari ma così pure di quello della Corona d’Aragona e di altri archivi iberici e di una sterminata bibliografia - una presenza ‘aragonese’ in Sardegna, finora pressoché ignorata. La seconda metà del Quattrocento riceve nuova luce dal libro e si scopre l’assegnazione di una ventina di vescovi legati all’arcidiocesi di Saragozza, città il cui ruolo assume primaria importanza nella logica del saggio, ma destinati a sedi diocesane sarde, in un periodo che va dal 1443 al 1515 circa. A partire dal 1478 la cattedra episcopale di Saragozza viene retta dal figliastro del futuro re Ferdinando (quello della scoperta dell’America per intenderci), e molti dei vescovi titolari di diocesi sarde, svolgono ruolo di vescovo ausiliare della capitale del regno di Aragona. A questo corteo di monsignori saragozzani, si aggiunga la presenza di tanti altri aragonesi nella Sardegna dei Re Cattolici, molti dei quali in stretta relazione contestuale con opere del Maestro di Castelsardo. Anche la diocesi di Ales appare investita da un ruolo importante: Tuili, piccolo centro della Marmilla dimostra di avere particolarerilevanza storica, e non solo in quanto beneficio del decano del Capitolo di quella cattedrale. L’importanza di quelle terre risiede nell’essere particolarmente fertili e adatte a produrre il grano migliore dell’Isola, come affermava ancora nell’Ottocento l’abate Angius. E’ questa la cornice socio-economica in cui si inserisce la figura del feudatario di Tuili: Juan de Santa Cruz, uomo di leggi e avvocato di fiducia del re, committente del tanto prezioso retablo, in un anno di poco precedente al 1500. Da un lato questo contesto aragonese e dall’altro alcune caratteristiche stilistiche identificate con precisione, fanno affermare a Marco Antonio Scanu che le tavole in questione abbiano a che fare, necessariamente, con quel territorio: Saragozza e il regno di Aragona. Lo studioso si sgancia e si contrappone a quella che, finora, è stata la tradizione storiografica accettata e che vedeva questa formula pittorica quasi esclusivamente legata alla Catalogna. Mancava, insomma – come dice il prof. Scanu – il considerare le opere del Maestro di Castelsardo come parte di una storia 'più grande', come uno dei tanti frutti di una società, di una politica, di una cultura allargata. Utilizzando sistemi di indagine di tipo quasi poliziesco, si trova, nel volume che viene presentato, una terza via che conduce il lettore ad affrontare un vero e proprio viaggio nel passato, nella penisola iberica dei re Ferdinando e Isabella e nella Sardegna che a quei territori risultava strettamente legata; ma così pure in una società che, esaltata dalle nuove scoperte geografiche oltre oceano, viveva ben altri umori sul fronte religioso e politico: come la presa della città di Granada o la cacciata degli ebrei e dei musulmani e la diffusione del rinnovato tribunale dell’Inquisizione. Cambiamenti sociali e rivoluzioni estetiche visibili in trasparenza anche nella pittura del Maestro di Castelsardo che, nella logica del volume, diventa lo spunto per spaziare con lo sguardo ben al di là dei fatti meramente formali, legati alle opere d’arte. Introdotta dalla prefazione di Marcella Serreli (direttrice della Pinacoteca Nazionale di Cagliari) e da un accattivante testo scritto dal conservatore del Museu de Lleida, Alberto Velasco Gonzàlez, l’opera – pubblicata dalle edizioni Iskra - assume un rilievo internazionale e si pone in termini di novità assoluta nel panorama degli studi sardi e con l’ambizione che, da Tuili, giunga nuova luce anche in riferimento al complesso dell’arte hispanoflamenca, di cui il retablo al centro dell’inchiesta costituisce esempio di grande importanza.


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Paul Harris — Convention di Boston 1933